L’Agenzia sta inviando ai contribuenti delle “lettere di compliance” per segnalare anomalie nelle dichiarazioni dei redditi 2023 (quelle presentate entro ottobre 2024) che denotano incongruenze, in particolare un reddito troppo basso in quanto inferiore a quello dichiarato dai dipendenti di quel determinato settore. Cosa deve fare il contribuente che ha ricevuto tale “compliance”?
In questi giorni sta tenendo banco l’invio da parte dell’Agenzia delle entrate di 700mila lettere di compliance che qui di seguito riportiamo integralmente. L’invio intende incentivare l’adesione al CPB da parte dei destinatari per sfruttare la sanatoria per gli 2018 – 2022, oltre ad integrare il reddito 2023 appena dichiarato.
Gentile contribuente,
ogni anno l’Agenzia, sulla base dei continui aggiornamenti delle informazioni che confluiscono nelle banche dati che costituiscono il proprio patrimonio informativo, individua casi anomali che, dopo ulteriori approfondimenti, sono selezionati per le attività di controllo.
In tale contesto è stato rilevato che la sua dichiarazione per l’anno 2023 indica un reddito derivante da attività d’impresa/di lavoro autonomo inferiore a quello dei dipendenti che lavorano nello stesso settore economico.
Questo aspetto, in assenza di giustificazioni oggettive, può essere considerato anomalo.
Al riguardo è utile ricordare che per rendere il reddito coerente con il valore minimo di settore:
• può ancora integrare i redditi dichiarati per il periodo d’imposta 2023;
• per gli anni d’imposta 2024 e 2025 può aderire, entro il prossimo 12 dicembre 2024, al Concordato preventivo biennale (CPB). In tal caso può anche avvalersi, entro il 31 marzo 2025, del ravvedimento per ciascuna delle annualità dal 2018 al 2022.
Cordiali saluti
La lettera esordisce precisando che l’attività di cui essa è frutto è una normale attività di controllo di casi di presunta anomalia; tale attività non sfocia automaticamente in un controllo al contribuente dichiarante, ma soltanto, ed eventualmente, a seguito di approfondimenti successivi.
La circostanza anomala è data dal fatto che il contribuente ha dichiarato un reddito di impresa o di lavoro autonomo inferiore a quello di un dipendente che opera nello stesso settore; in sostanza, l’elemento anomalo è l’imprenditore dichiara un reddito inferiore a quello di un tuo dipendente. Tale affermazione, al di là di qualsiasi considerazione giustificativa e soggettiva, non può che ritenersi (non diciamo “corretta”, ma sicuramente) legittima.
La lettera conclude affermando qualcosa che è nota a tutti, ossia che nel caso in cui l’anomalia sia effettiva (ossia nel caso in cui la dichiarazione del reddito di impresa o di lavoro autonomo sia inferiore a quella reale), è possibile avvalersi del ravvedimento operoso, nonché, se tale “anomalia” è presente anche in uno o più dei redditi dichiarati nel periodo 2018-2022, è possibile avvalersi (nel ricorso delle condizioni) della particolare sanatoria (nota impropriamente con il termine di ravvedimento speciale) il cui termine come sappiamo scadrà a marzo dell’anno prossimo.
In sostanza, dunque, l’Agenzia si limita ad evidenziare al contribuente che ha notato una dichiarazione di un reddito che è anomalo. Nient’altro.
Nulla di straordinario, si può dire.
Se il contribuente ha effettivamente dichiarato un reddito inferiore al reale (e quindi è perfettamente a conoscenza di questo, sicchè la lettera nulla aggiunge, essendo al massimo una comunicazione di conoscenza), si potrà procedere con la dichiarazione integrativa, con relativo ravvedimento.
Potrà inoltre valutare l’adesione al CPB e alla conseguente sanatoria per gli anni 2018 -2022
In presenza invece di una delle (numerosissime) cause che rendono corretta la dichiarazione, nulla occorrerà fare, tantomeno replicare.
La linea di comportamento dell’Agenzia, fin dall’anno 2014, è improntata alle lettere di compliance, che hanno il solo scopo di rendere consapevoli i contribuenti che essa è perfettamente a conoscenza di situazioni anomale. Si ricorderà che proprio in quel periodo arrivarono delle lettere che evidenziavano l’anomala consistente nella “asimmetria” tra dichiarazione dei redditi e possesso di beni “significativi”.
Nulla di nuovo, in sostanza, sotto il sole.
FONTE: Commercialistatelematico